L'ipotenusa
La vita è piena di grazia ad ogni istante essa ci dona un principio, ad ogni secondo siamo investiti dalla domanda "chi sono?" Ma non siamo noi a porla, e questa è la ragione per cui non troviamo il principio. Di nulla siamo così fermamente persuasi quanto di esser svegli, imprigionati invece tra rombi onirici da noi stessi intessuti. Ci ingannavamo solfeggiando spartiti dei flauti generatrici, spelucchiando i ricami dei polsi dei re e connettendo la semiotica dell'alfa e l'omega. Scalavamo il monte della conoscenza per sfiorare a mala pena il cielo del vuoto, dove affonda le radici l'albero della ricerca. Renditi padrone del respiro e del battito cardiaco e non sarai altro che fachiro della vita, l'azione dei sensi così ti determina, generando miseria. Sappi morire, fai cessare l'esistenza e permutati in sinestesia. Conoscevi la quinta dimensione solo attraverso la sua sezione, ora hai varcato il confine dove non vi c'e più luogo dove andare, nulla da chiedere, da sperare, da temere. Vedrai gli enti guardarti nell'atto di scagliarsi contro di te ma procedi, quando sarai pronto non sarà necessario aprirti la porta: non esisterà più alcun confine, alcuna divisoria. Trasformati in distacco e sarai padrone delle distanze, dividiti in frazioni e sarai padrone dell'oscillazione. "Sono astro che vibra con voi e splende dall'abisso" I raggi solari faranno convergenza su di te, tu ne sarai il centro. Sarai centro e circonferenza e il quadrato dei tuoi cateti sarà infinitamente più di ampio di quello dell'ipotenusa.